MARIA GRAZIA GAROFOLI – Coreografa Ballerina | Fascino delle punte
Coreografie, Recensioni, Interviste, Bibliografia, Raccolta Fotografica dell'Artista Maria Grazia Garofoli.
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Fascino delle punte

Fascino delle punte

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DEOPED, 1986
Tratta bene i tuoi piedi
Con semplicità e senza arzigogoli e luoghi comuni la danza viene posta in primo piano mostrandone un momento clou, un classico “sulle punte”. «Così poco considerati, i piedi – è scritto sotto – sono invece importanti ed essenziali per quasi tutti gli sport, per correre, per danzare, per camminare. Sottoposti spesso a notevoli sforzi, possono essere trattati bene con Deoped, linea completa per la loro salute e igiene, in vendita in farmacia».

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JUS-ROL, 1987
Danza delle leccornie
Nel 1987, in pieno edonismo “tutto a portata di mano”, i vol-au-vents Jus-rol rappresentano il “ritmo del buon appetito”. Addirittura, sta scritto a lato, sono un “invito alla danza delle leccornie a tempo di stuzzicanti golosità, una dopo l’altra a qualsiasi ora del giorno”. Il candore della scarpetta da punta intonsa che non ha calcato la scena neanche un secondo, accresce una globale sensazione di plastica resa pure unta da grassi idrogenati (presenti nei vol-au-vents) ottenuti chissà da quali oli vegetali non bene identificati. Ciliegina sulla torta quell’ “una dopo l’altra a qualsiasi ora del giorno”!

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LEE COOPER, 1988
Punte disarmoniche
Completamente agli antipodi della ballerina classica che ha corpo sottile e gambe e piedi forti, qui piedi e gambine sono sottili, senza alcuna traccia di muscolo, mentre il corpo appare pesante e persino panciuto. Per non parlare della testona che appesantisce ulteriormente il tutto. Lei dice: “Dopo avere amato solo figli di papà e blasonati, ho preso una cotta per un amico”. Sotto il logo la risposta-commento che “si finisce sempre per ritrovare se stessi”. La tapina, è certo, andrà incontro ad altre illusioni. Inevitabile: così conciata e disarmonica, e sciocchina, anche con l’amico…

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ASSAP, 1990
Punte in stile Moulin Rouge e Crazy Horse
L’Assap, associazione italiana delle agenzie di pubblicità a servizio completo, può vantare, nel 1990, settantré affiliati. Nel 1990, anno d’oro per business onesti e business a tangenti (in Italia si svolgono i campionati mondiali di calcio), i soldi girano e il lavoro non manca. Dice lo slogan: «Se cercate un’agenzia di pubblicità e avete l’imbarazzo della scelta, vorremmo lasciarvi la scelta ma togliervi dall’imbarazzo». Per sottolineare come i settantatré affiliati Assap (di cui figurano i nomi) siano una sicurezza nel panorama italiano dove nel ’90 esistono circa millequattrocento studi e agenzie di pubblicità, delle fascette pongono degli interrogativi: L’agenzia che avete scelto o intendete scegliere sa usare le ricerche? È davvero a servizio completo? Manterrà quello che promette? Non è troppo piccola? A simboleggiare il mare magnum delle agenzie non affiliate e spesso improvvisate e non attendibili, ecco delle belle ballerine stile Moulin Rouge e Crazy Horse in scarpette rosse da punta. Il senso è non fatevi ingannare dalle apparenze e non fidatevi. E sotto sotto sopravvive l’ottocentesco concetto sulle ballerine “donne di facili costumi”.

yogurt

COMITATO ITALIANO FONDO DI CORRESPONSABILITÀ, 1990
Gambe lunghe e leggerezza
Ecco una delle tante pubblicità generiche su un prodotto, in questo caso lo yogurt. Campagne analoghe sono state fatte per lo zucchero, per la carne bovina, per la birra o per il pollo allevato in Italia, sempre in base all’aria che tira. Parafrasi del detto “Le bugie hanno le gambe corte”, il motto è “la genuinità ha le gambe lunghe”. Piuttosto tirato. Il salto della ballerina (poteva essere molto meglio) è abbinato a del latte che in alto scorre come fresca acqua di ruscello. Il motto è “Yogurt: per andare più leggero”. Sarebbe interessante sapere che effetto ebbe questa pubblicità sul consumo nazionale di yogurt.

iris

IRIS PIASTRELLE, 1990
Scarpette da punta ipersimboliche
È improbabile trovare delle scarpette da punta nel bagno della casa di una ballerina. Come è improbabile trovare scarpe da calcio, scarponi da sci o stivali da equitazione nei bagni delle case di chi pratica questi sport. Le scarpette da punta appese a un portasciugamani che richiama la sbarra sono infatti il simbolo di quanto dice il testo della pubblicità: “potete maltrattare le nostre piastrelle perché conosciamo il peso delle vostre fatiche”. E ancora: “se qualche volta avete pensato che la vita è dura, e che il mondo è una palestra, le nostre piastrelle trasformeranno i vostri cattivi pensieri in un delicato peso piuma, nell’elegante leggerezza di una farfalla”. Dulcis in fundo il motto “Una casa di buon gusto è sempre abitata dal buon senso”. Niente, meglio delle scarpette da punta, poteva simboleggiare tutti questi concetti.

mazda

MAZDA, 1991
Con la danza sulla via della civiltà
Dai primi anni Ottanta in poi la pubblicità delle auto diventa estraneamento assoluto. Accantonate prestazioni e caratteristiche tecniche le pubblicità delle auto sono tutto fuorché auto e traffico ad esse connesso: per pubblicizzarle ecco paesaggi da sogno come le montagne rocciose delle sequenze iniziali di Shining, tramonti romantici in riva al mare, dolci mammine prossime al parto, vivaci cagnoni nei bagagliai di capienti station-wagon, ragazzi e ragazze felicemente innamorati… di tutto, di più. E tramite la danza (scarpetta da punta e calzerotto scaldamuscoli) la Mazda arriva persino a pubblicizzare la sua filosofia aziendale senza alcun riferimento a un modello specifico. Dice la lunga scritta: «Una ballerina non ha altro che il proprio corpo per comunicare le sue emozioni. Tuttavia, piano e in punta di piedi, ella esprime l’ignoto, scoprendo nuovi equilibri, nuovi spazi, nuove verità. Un volteggio, un passo, una piroutte: è il suo sogno che prende vita. L’amore per il movimento è una passione che può far nascere sogni sempre nuovi nella mente degli uomini. Questo accade anche a un ingegnere, quando riesce a pensare all’armonia persino nella progettazione di un motore. Dal 1967, Mazda continua a credere in questo sogno, dando più elasticità, scioltezza e potenza ai motori della proprie auto. Mazda: il sogno del movimento si è realizzato». Sotto, lo slogan: “Sulla via della civiltà”. Peccato per quell’in punta di piedi e quel “volteggio”. Con una sbirciata rapida a un dizionario di danza o con una consulenza al volo si sarebbero sicuramente evitati i due svarioni.

vienna

ENTE AUSTRIACO PER IL TURISMO, 1993
Decisamente turista
La domanda, in alto a sinistra, è: “Artista o turista?”. La risposta che si dà la pubblicità è lapidaria: “Difficile rispondere quando si è a Vienna”. In realtà solo una turista può pensare di indossare un giacchino amaranto su un gonnellino-tutù rosso carminio, collant vinaccia e scarpette da punta bianche. Senza contare i capelli, gonfiati come quelli di una casalinga che gira per casa con le ciabattine rosa, quelle morbidone con il ponpon.

lerre

LERRE, 1998
Terza posizione
Sul finire degli anni Novanta comodità ed eleganza cercano un punto d’incontro. Esplode, su larga scala, la moda estiva dei sabot. Le scarpe da donna eleganti perdono la parte dietro e diventano un ibrido di scarpa, sandalo e sabot. Lerre gioca molto sulla raffinatezza del suo prodotto: la modella lo indossa infatti come se fossero scarpette da punta ai piedi di una ballerina in terza posizione. Ulteriore tocco di eleganza è la gonna sotto il ginocchio.

flexa

FLEXA – FRATELLI ROSSETTI, 1999
Un bel po’ di fraintendimenti
La contrapposizione, molto manichea, è tra monouso e multiuso. È ovvio che nella vita pratica di tutti i giorni a vincere è il multiuso. Sotto la scarpetta da punta, con molta approssimazione, la scritta: “Limitata a pochi passi in punta di piedi. Con i quali si fanno, al massimo, pas-double e relevé”. Non è proprio così. Ai pubblicitari sarebbe bastato consultare un testo come Basic principles of classical ballet di Agrippina Vaganova per rendersi conto che i passi possibili sono centinaia e centinaia e che dunque la scarpetta da punta non è così limitante. Limitanti e monouso lo sono molto di più gli scarponi da sci o le scarpe da calcio con cui poteva essere fatto il confronto. In questo modo non si sarebbe però valorizzata la scarpa Flexa che qui può invece “vincere” su una scarpa fascinosa ed elegante come quella da punta. La pubblicità sa bene come fare presa sui destinatari dei suoi messaggi.

kodak

KODAK, 2002
La bimba studia danza classica
Per pubblicizzare le eccelse qualità e le semplici modalità d’uso della fotocamera digitale EasyShare e del suo accessorio che permette di trasferire le immagini sul computer premendo solo un pulsante, ecco, in primo piano, il piede di una bambina con le scarpette da mezza punta. Interessante che in tempi di crisi dello spettacolo si sia optato per la danza e non per il calcio o per momenti di tempo libero più modaioli.

biella

BIELLA – THE ART OF EXCELLENCE, 2003
L’eccellenza è danza
Come il pilota che si sistema il casco, la ballerina che si allaccia la scarpa da punta è un classico dell’iconografia pittorica e fotografica. Soprattutto in posizione piegata che mette in evidenza il tutù piatto e con quegli effetti flou che hanno fatto la fortuna di David Hamilton e di tanti suoi seguaci. Qui invece, bando agli effettacci, il gesto ha una sua elegante purezza e viene pure esaltato dal nastro colorato rispetto al bianco-nero della foto. «Get in touch with fabrics and yarns excellence” dice il motto. Sotto, a fianco del logo, la didascalia: “L’emozione di toccare con mano una cultura fondata sulla passione, dove tessuti e filati sono sinonimo di pregio ed eccellenza. Tutto questo è Biella The Art of Excellence. Più di un marchio di qualità». L’eccellenza dunque è danza.